“Ho visto il tuo sorriso andare via”. Finale triste a l’Eredità, con Flavio Insinna costretto a comunicare a Stefania, nuova campionessa del quiz pre-serale di Raiuno (il giovane studente Mario è durato solo per una puntata), che la risposta alla Ghigliottina è sbagliata. Telespettatori col fiato sospeso fino all’ultimo, anche perché il montepremi in palio era altissimo: un solo errore e Ghigliottina che lo dimezza da 210mila a 105mila euro. Un bel gruzzoletto. Cinque gli indizi offerti dagli autori: “Bambini”, “Quartiere”, “Giuridico”, “Ritiro” e “Usato”.
Stefania azzarda “gioco”, ma la risposta corretta era “negozio”. “Vorrei poter cambiare la risposta. Ho visto i tuoi occhi spegnersi e il tuo sorriso andare via… – prova a rincuorarla Insinna -. Ci sono gli autori e il notaio, purtroppo non posso cambiare la risposta”. Una delusione sì, ma la ragazza avrà modo di rifarsi. Riguardo Flavio Insinna e L’Eredità qualche tempo fa si è parlato persino di Tribunale. Il programma infatti è finito tra le scartoffie di un giudice e ci resterà ancora un po’, perché la Rai ha deciso di fare ricorso. Ricapitoliamo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Stiamo parlando dell’ormai famosa puntata de L’Eredità in cui si domandava quale fosse la capitale d’Israele: la risposta considerata giusta dagli autori di Raiuno, Gerusalemme, aveva però suscitato un bel guaio diplomatico vista la delicata situazione in Medio Oriente. La risposta corretta sarebbe dovuta essere Tel Aviv, e infatti qualche giorno dopo Insinna tornò in studio per chiedere scusa a nome della Rai. (Continua a leggere dopo la foto)
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Tuttavia non è stato sufficiente, perché il Tribunale, lo scorso 6 agosto, ha imposto alla Rai di far “rettificare” quella svista. Insinna parlò di “tema delicato sul quale esistono posizioni diverse”, il giudice invece impone un’altra formula: “Il diritto internazionale non riconosce Gerusalemme quale capitale dello Stato di Israele”. Per la Rai però è inaccettabile, non nel merito ma nella forma. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiega Repubblica, a viale Mazzini faranno ricorso sostenendo che, vista l’affermazione vera di Insinna, non c’è obbligo di rettifica. “Se passasse il principio dell’integrazione – suggerisce ancora Repubblica -, per la Rai sarebbe un precedente grave: rischierebbe una valanga di ricorsi non per aver dato una notizia infondata, bensì per averla data corretta, ancorché poco dettagliata”.
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