È morto Arrigo Levi, aveva 94 anni. Nato a Modena nel 1926, fu costretto all’esilio con la famiglia nel 1942 a causa delle leggi razziali contro gli ebrei. Da Buenos Aires iniziò la carriera giornalistica che lo portò ad essere corrispondente da Mosca prima per il Corriere della Sera e poi per Il Giorno. Dopo un passaggio in Rai, tornò ai giornali come inviato e poi direttore della Stampa dal 1973 al 1978. È stato consigliere per le relazioni esterne del Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano.
È morto Arrigo Levi, fu direttore della Stampa e consigliere di due presidenti
Arrigo Levi (a sinistra) con Eugenio Scalfari e Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale nel 2003. Veniva definito un cittadino del mondo, e buona parte della sua vita professionale la trascorse come inviato per i più grandi giornali. Ancora giovane la scelta di corrispondente da Israele della Gazzetta di Modena allora diretta da Guglielmo Zucconi . Dal 1951 al 1953 è a Londra per il quotidiano torinese la Gazzetta del popolo poi a Mosca come corrispondente per il Correre della Sera. Torino è una tappa fondamentale per la sua carriera. (Continua a leggere dopo la foto)
L’ amore per il racconto e l’ analisi lo porta qui, prima come inviato, poi amatissimo direttore della Stampa dal 1973 al 1978. Anni difficili in cui deve affrontare grandi eventi, a partire dell’ingresso della Libia nel capitale della Fiat e Gheddafi ne chiede la testa (ma l’Avvocato si oppone) e poi la morte del vice direttore Carlo Casalegno nell’autunno del 1977 per mano delle Brigate Rosse. (Continua a leggere dopo la foto)
Una tragedia che lo colpisce al di là del rapporto professionale. A lui si deve la nascita dell’inserto culturale “Tuttolibri”. Nel 1978 lascia la direzione. Non solo carta stampata nella vita di Arrigo Levi. E’ stato conduttore del telegiornale della prima rete nella metà degli anni Sessanta, autore di numerosi programmi televisivi per Tv7. Redattore a Londra della BBC è stato ancora di recente columnist del settimanale americano Newsweek. (Continua a leggere dopo la foto)
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Nella seconda metà degli anni Ottanta ha anche lavorato per Canale 5 come responsabile del rotocalco “Tivù Tivù”. Molti ricordano il rapporto con la comunità ebraica. Disse una volta: “Perfino un laico miscredente come me, è tentato talvolta di rimettere piede in sinagoga”. Prima di morire, nella stanza d’ospedale dove ha passato gli ultimi giorni prima di essere trasferito a casa nella capitale, ha cantato l’inno d’Israele (La speranza) e una filastrocca modenese che probabilmente gli era cara dall’infanzia.
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