Il caso di Melania Rea è stata una delle pagine più buie della cronaca italiana. La donna è stata barbaramente uccisa a coltellate dal marito Salvatore Parolisi, ex caporal maggiore dell’esercito, il 18 aprile 2011, al Bosco delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo.
La giovane donna si trovava nel parco insieme alla figlia Vittoria, che si trovava in auto e il marito e fu accoltellata di spalle. È il 19 luglio 2011, quando il caporalmaggiore dell’esercito viene arrestato. L’inchiesta passa a Teramo per competenza territoriale. Un mese dopo, il 2 agosto, il gip confermerà l’arresto di Parolisi, che è sospettato di aver assassinato la moglie. Il 27 febbraio 2012 inizia il processo, che si conclude con la condanna all’ergastolo di Salvatore Parolisi il 26 ottobre 2012. Il caporalmaggiore continuerà a dire di essere innocente. Poi la condanna definitiva a 20 anni di reclusione. (Continua a leggere dopo la foto)
Parolisi, secondo quanto l’inchiesta ha messo in luce, dopo il delitto tentò di depistare le indagini e infierì sul corpo martoriato e ormai senza vita della moglie conficcandogli una siringa sul petto e sfregiandolo con dei segni a forma di svastica. L’uomo aveva denunciato la scomparsa della moglie durante una gita in quel bosco ma le indagini portarono a scoprire che aveva un’amante, anche lei militare dell’Esercito. (Continua a leggere dopo la foto)
Una relazione extraconiugale che è stata ritenuta dai giudici il movente dell’omicidio della moglie. Adesso Salvatore Parolisi avrà la possibilità di uscire dal carcere. La famiglia Rea non sa nulla, perché come ha spiegato il legale Mauro Gionni “quando c’è una pena definitiva le richieste del detenuto non vengono comunicate alla vittima, se ancora in vita, o ai suoi familiari”. “Mi auguro che il magistrato tenga conto del fatto che ha perso la potestà genitoriale”, ha spiegato il legale della famiglia della donna. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’ex militare condannato per l’omicidio della moglie ha scontato quasi 9 anni di galera sui 20 a cui è stato condannato e per questo motivo potrebbe infatti godere dei benefici concessi ai detenuti che hanno partecipato all’opera di rieducazione e hanno avuto una buona condotta. Come scrive Il Messaggero, la notizia circolava da qualche giorno, ma non è ancora chiaro se Parolisi abbia già inoltrato o se inoltrerà a breve la richiesta di permesso premio.
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