Circa 200 opere, provenienti in gran parte da collezioni internazionali e in alcuni casi mai esposte al pubblico raccontano nella mostra Secessione e Avanguardia. L’Arte in Italia prima della Grande Guerra 1905 – 1915 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna il primo ‘900 e in particolare i dieci anni che precedettero l’entrata in guerra. Fino al 15 febbraio, i capolavori di Balla, Boccioni, de Chirico, Casorati, Wiltdt, Modigliani, Klimt, Marini e molti altri illustrano un’epoca ricca di fermenti artistici, sociali e politici, ma anche connessioni e collegamenti tra movimenti nazionali ed europei.
La mostra prende l’avvio dal 1905, anno in cui Severini e Boccioni organizzarono nel Ridotto del Teatro Nazionale di Roma una Mostra dei Rifiutati che costituì un primo germe di opposizione. Ca’ Pesaro e Secessione Romana rappresentano quindi i poli di un’avanguardia ‘moderata’, contrapposta, non senza contraddizioni, all’avanguardia radicale del Futurismo, che intende incidere in maniera rivoluzionaria sul linguaggio artistico e sulla realtà sociale e politica. La mostra si chiude quindi sulla tabula rasa che il conflitto mondiale attua nei confronti di ogni aspirazione avanguardista, inglobandone lo slancio vitale. All’entusiastico interventismo futurista, alla nuova, modernissima iconografia della guerra, si contrappone la poetica del silenzio e dell’assenza, presagio del dramma imminente, del primo De Chirico.