Dopo qualche giorno di un timido rallentamento dei contagi, il numero dei contagiati da coronavirus è cresciuto di nuovo. Ascoltando il bollettino della protezione civile di giovedì 26 marzo, siamo rimasti tutti molto male. No, non ci voleva un nuovo aumento dei contagi. Ci stavamo sperando un po’ tutti che fossimo sulla strada giusta, che ce la stavamo per fare. Poi abbiamo scoperto la verità. E ci è di nuovo caduto il mondo addosso. E ci siamo iniziati a chiedere: “Ma ne usciremo mai?”. Il dubbio è lecito:
sono trascorse più di due settimane da quando il Governo ha adottato le misure restrittive di oggi, eppure la situazione non sembra migliorare, soprattutto in Lombardia dove, nella giornata di giovedì 26 marzo, è stato riscontrato un numero di casi pari a 2.500 cioè 900 in più rispetto al giorno precedente. Ma cosa dicono gli esperti? È normale tutto questo? “Siamo travolti da un’onda. Cerchiamo di conoscere sempre di più sul virus, ma non è facile fare comunicazione rassicurante” ha detto Fabrizio Pregliasco a Il Messaggero. Continua a leggere dopo la foto
E ha aggiunto: “Il virus è a basso rischio specifico per il singolo ma poi diventa un impegno spaventoso negli ospedali”. E spiega ancora Pregliasco: “questo rallentamento della velocità del numero di nuovi casi è il segno dell’azione positiva di queste esigenze di distanziamento sociale e questo ci deve far rinforzare nella voglia di continuare perché i risultati, lo sapevamo, arriveranno nei prossimi giorni, nel prossimo weekend, nei primi giorni della prossima settimana, per darci un ulteriore conforto ma sapendo che non si deve mollare”. Continua a leggere dopo la foto
Insomma, manca poco al momento in cui dovremo vedere i risultati dei nostri sforzi. Secondo Fabrizio Pregliasco già da questo week-end o nei primi giorni della prossima settimana. Ci speriamo molto. Perché delle buone notizie farebbero bene anche al nostro umore messo a dura prova da questo isolamento che a volte ci fa andare alla deriva.
Il virus, spiega ancora il virologo: “è arrivato prima di noi ma purtroppo stiamo vedendo che sta spazzando tutti gli stati. Germania e in particolare la Spagna stanno soffrendo ancora di più di noi rispetto alla velocità e al numero di soggetti che devono essere assistiti”. Continua a leggere dopo la foto
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Il coronavirus è “una patologia subdola che ci ha preso alla sprovvista e soprattutto non abbiamo avuta quella contezza sull’importanza degli asintomatici. Siamo stati travolti da un’onda ed è difficile dire quanto si poteva fare di più o quanto si poteva fare meno. Sicuramente ogni azione di chiusura quanto prima fosse stata attuata tanto meglio ma in queste situazioni i decisori politici si trovano davvero sulla graticola”. Riguardo il picco, poi, Pregliasco spiega che non sarà unico: “I dati però ci dicono che, raggiunto un blocco che supera un tempo di incubazione dei famosi 14 giorni, ci deve essere poi un’evidenza positiva di risultati”. Incrociamo le dita.