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Una voragine si è aperta dopo il terremoto, il mistero di Castelluccio torna a far parlare di sé. “Abbiamo scoperto cosa è successo”, la rivelazione di un team di scienziati

Non si è parlato d’altro in questi giorni. E in effetti, dal punto di vista geologico, la gigantesca voragine – profonda circa 5 metri – che si è aperta nella piana di Castelluccio di Norcia dopo il sisma dello scorso 30 ottobre, aveva tutte le carte in regola per essere un vero e proprio mistero. Dopo i “tre terremoti” (gli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 e proseguiti con le scosse del 26 e 30 ottobre) i ricercatori della sezione Geologia dell’università di Camerino, insieme ad alcuni colleghi professionisti ed alcuni funzionari della Regione Marche hanno riconosciuto oltre 30 mila effetti di superficie tra i quali, per ultimo, quello che è stata definita “la voragine senza fondo” sulla Piana di Castelluccio, spiegata come “legata al collasso improvviso delle rocce sottostanti”. Gli esperti Unicam e della Regione Marche, Piero Farabollini e Gianni Scalella, hanno fotografato il pozzo ed hanno verificato che si tratta di una riattivazione di una delle doline che caratterizzano il lato sud-­orientale della piana di Castelluccio, la più importante delle quali si sviluppa nel già conosciuto “Inghiottitoio dei Mergani” nel cui interno vanno a confluire le acque di raccolta dell’intero bacino di Castelluccio. (Continua dopo la foto)


La cavità permette di riconoscere che i sedimenti presenti sono ascrivibili a depositi fluvio­lacustri di età recente, il fondo del pozzo, che si trova ad appena 5 metri di profondità è caratterizzato dalla presenza di torba, a testimonianza della natura fluvio­lacustre del riempimento della piana la cui origine è da imputare all’evoluzione tettono­carsica tipica delle principali conche presenti nell’appennino centro-­meridionale (Castelluccio, Colfiorito, Norcia, Cascia, Leonessa, ecc.).

(Continua dopo la foto)

 

Lo scuotimento dovuto al sisma avrebbe quindi prodotto l’assestamento dei materiali costituenti la piana che per la loro origine risultano essere di natura sciolta e quindi facilmente comprimibili. Ecco, a detta degli esperti, spiegato il fenomeno che è tipico di queste aree carsiche e con terremoti di magnitudo superiori a 6 – 6.5, in analogia con quanto riportato dalla scala Esi dell’Inqua. Niente di grave quindi, un fenomeno scientifico del tutto plausibile con le tre forti scosse dei mesi scorsi. 

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