Sul corpo di Elena Ceste, secondo i primi risultati dell’autopsia, non ci sono “tracce evidenti di ferite o di traumi in qualche modo collegati alla sua morte”. Meglio: non è stato possibile trovarle a causa dello stato del cadavere. Le lesioni sul cranio, rimasto esposto per mesi alle intemperie, sono compatibili con le condizioni in cui è stato trovato, cioè semi-sepolto da strati di fango. Nessuna traccia sull’addome, miracolosamente preservato dal fango e dagli arbusti cresciuti nel corso dei mesi ma la decomposizione. Se fosse stata strangolata non sarebbe possibbile accertarlo: letteralmente “sparito” il collo della donna. Saranno importanti le analisi sui liquidi contenuti nei polmoni e nei tessuti; la presenza di diatomee (alghe unicellulari) nei bronchi, negli alveoli o nei tessuti di cervello, reni, fegato o midollo osseo, dimostrerebbe che Elena è annegata e dunque sarebbe la prova di una morte per suicidio. In caso contrario, la conclusione si capovolgerebbe: si tratterebbe di omicidio volontario.
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Omicidio o suicidio, le due ipotesi a confronto
Suicidio o incidente
1) Elena da tempo era depressa
2) Tempi stretti per un delitto
3) Possibile la fuga da casa verso il canale senza essere visti
4) Possibile morte per ipotermia dopo una caduta accidentale nel canale
Omicidio
1) Movente: i tradimenti confessati la sera prima della scomparsa
2) I vestiti troppo puliti e asciutti per essere rimasti all’aperto
3) I cani molecolari si sono fermati davanti alla casa senza individuare la traccia di un’eventuale fuga
4) Il corpo sembra quasi nascosto nel canale da qualcuno che ha tentato di occultarlo con rami e arbusti