Vi ricordate della coppia dell’acido, ovvero Martina Levato e Alexander Boettche? Le indagini hanno ricostruito come la coppia diabolica – con l’aiuto del complice Andrea Magnani – volesse punire i giovani con cui Martina aveva tradito Alexander, per “purificarla” dalla sua colpa in vista della progettata gravidanza. Per le aggressioni a loro imputate, Levato e Boettcher hanno subito pesanti condanne, in primo grado e in appello. Il bambino è nato il 15 agosto 2015, quando i due genitori naturali si trovavano entrambi agli arresti al carcere di San Vittore. I due, noti come “la coppia diabolica” sono infatti stati arrestati in flagrante a Milano il 29 dicembre 2014, dopo avere sfregiato con acido lo studente Pietro Barbini, con cui Levato aveva avuto un incontro sessuale. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Musso, hanno portato a individuare Levato e Boettcher come responsabili di altre due aggressioni con lancio di acido a danno di giovani, compiute nel 2014.
Il 2 novembre fu sfregiato con acido Stefano Savi, colpito per errore, per uno scambio di persona. Il 15 novembre, sempre del 2014, riuscì a sottrarsi all’agguato Giuliano Carparelli, che aveva avuto un breve rapporto con Levato ai tempi in cui lei già stava con Boettcher. Ma quello che fa discutere èa decisione presa dal Tribunale per i minorenni, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Annamaria Fiorillo.
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I giudici hanno al contempo disposto “la sospensione dei genitori dall’esercizio della responsabilità genitoriale sul figlio”. Inoltre dispone “l’immediata sospensione di ogni rapporto del bambino con i familiari”, compresi quindi i genitori di Levato e Boettcher. Secondo i giudici, va evidenziata “l’inadeguatezza di entrambe le figure genitoriali nel rapporto con il bambino, la grave patologia dei loro assetti personologici, la perversione che sottende il loro legame, l’assenza di un reale lavoro proficuamente elaborativo e maturativo effettuato dalla Levato”.
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Per i giudici, l'”eventuale cambiamento” di Levato e Boettcher non può “avvenire in tempi compatibili con le pressanti esigenze evolutive del minore, che necessita con urgenza di essere inserito in un ambiente familiare stabile e sereno ove possa ricevere ogni tipo di cura finalizzata ad assicurargli una crescita sana ed equilibrata”. La personalità “patologica” di Martina, tra l’altro, può costituire “grave pregiudizio”. Soddisfatto della decisione il pm Marcello Musso che ha condannato i due, “malgrado la sofferenza umana che provoca tale decisione, giustizia è fatta”.
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