Silvia Toffanin è cresciuta a Cartigliano, un paesino in provincia di Vicenza. A raccontarlo è stata lei stessa, ricordando più volte alcuni aneddoti significativi della sua adolescenza, trascorsa per lo più in compagnia dei nonni: “I miei genitori lavoravano, e io passavo molto tempo coi nonni . Il nonno mi raccontava i pettegolezzi del posto. Mi coinvolgevano nelle loro attività: Rosario, processione durante il mese della Madonna. Briscola, Settebello. Giocavamo spesso a carte, vincevo”. La sua sembrerebbe essere stata un’educazione rigida, con sullo sfondo l’ombra dei genitori, che in ogni caso hanno segnato le sue scelte.
Un padre molto geloso e una madre che ha sempre desiderato il meglio per lei. Due facce della stessa medaglia, che oggi vedono Silvia una donna fiera del suo percorso di vita, senza escludere la sfera sentimentale, riscattata rispetto gli anni della sua adolescenza: “In paese si usava che i ragazzi, le comitive di amici citofonassero per dire “scendi”, senza esserci messi d’accordo prima. Rispondeva mio padre, e ogni volta: “Silvia non c’è”. Non mi faceva uscire.Ogni tanto mi permetteva di andare in discoteca, a condizione che mi accompagnasse lui. Mi aspettava chiuso in macchina nel parcheggio. Inutile dirgli di andarsene a casa per tornare a riprendermi. Non si muoveva da lì”, ha rivelato durante un’intervista su Grazia. Continua dopo la foto.
E accanto al padre, una figura importante e spesso contraddittoria, che ha permesso a Silvia di crescere sulle sue gambe e usare il cervello per ogni sua personale scelta di vita, ovvero la figura della madre. Racconta che ,a proposito del primo viaggio a Roma, che appena diciottenne la vedeva impegnata negli ambienti di moda, fu proprio la madre a incoraggiare la sua indipendenza: “Vai, viaggia”, diceva mamma, “non fare come me che sono rimasta qui”. Lo stesso mio padre – ha ricordato la Toffanin – Era come se mi stesse dicendo: “Io ti ho insegnato a camminare, ora tocca a te”. Milano, Parigi, Atene, Londra, Barcellona. Avevo iniziato a lavorare molto”. Tutto questo ha salvato Silvia dalla paura di non farcela e da allora ha iniziato a riflettere su molti aspetti e timori: la paura di uscire, di essere indipendente, di affrontare il mondo con tutte le sue menzogne.
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Il papà operaio, la madre bidella, come non pensare che volessero il meglio per la vita della propria figlia? Sicuramente Silvia ha tenuto in considerazione la loro lezione di vita, provando a riscattare l’isolamento e la rigidità che forse loro stessi non ritenevano opportuno adottare nei confronti delle due sorelle Toffanin. “Io mi sento sempre un pochino a disagio. Ovunque, anche oggi. Allora avevo paura di tutto, il mio freno o salvezza è stata la paura. Paura di uscire, paura delle menzogne. La mia vita erano lavoro e casa”. Silvia oggi è moglie di Piersilvio Berlusconi e mamma di due bimbi, Sofia di 3 anni e Lorenzo di 8.
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“Da bambina sognavo i vestiti. A 14 anni, con i soldi dei primi lavori, servizi fotografici per cataloghi di negozi della zona, in genere tute da sci, compravo i vestiti. Mia madre ha conservato di sicuro i cataloghi. Me ne sono andata di casa che avevo sulla parete i poster di Claudia Schiffer, sul letto i pupazzi, ed è ancora tutto lì. La mia cameretta è rimasta intatta”. Due genitori che hanno dovuto accettare di vedere le proprie figlie lasciare quel piccolo paese di provincia e spiccare il volo della loro indipendenza. Silvia deve proprio a loro il suo successo, nonché il valore che oggi riesce a dare a ogni traguardo raggiunto.
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