Tre anni fa su un muro di Venezia appaiono due personaggi disegnati a graffito. Lo stile è quello inconfondibile dello street artist Sqon, ossia Andrea Alzetta, conosciuto in tutto il mondo per i suoi gatti stilizzati, così la polizia locale risale all’abitazione dell’artista e sequestra disegni, magliette e bombolette spray da usare come prove della sua colpevolezza. Sqon viene accusato di avere «danneggiato, deturpato, imbrattato» sei siti: a Cannaregio la Porta dei miracoli e il Campo dei Santi Apostoli, il campiello dei Morti in piazza San Marco, la base del ponte degli scalzi a Santa Croce, il Campiello La Vida di Dorsoduro.
In realtà durante il processo si scopre che nessun cittadino aveva sporto denuncia e che invece i suoi graffiti erano stati accolti con entusiasmo: «Prima del gatto l’intonaco del muro – dice una signora – era cadente e rovinato e quando mi sono svegliata ho commentato con il vigile che qualcuno deve avermi fatto un regalo di natale perché il graffito era molto bello».
La difesa del suo legale ha fatto il resto: com’è possibile dimostrare che un artista copiato in tutto il mondo (gatti del tutto simili a quelli di Sqon sono comparsi negli Usa, in Gran Bretagna, Austria, Germania, Francia, Perù, Cile) sia stato il vero autore dei graffiti veneziani? E così dopo tre anni di attesa Andrea Alzetta, 36 anni, di Grizzo di Montereale, in arte Sqon, è stato assolto perché il fatto non sussiste.