Una scoperta che ha fatto impazzire gli storici di tutto il mondo. Siamo a Drents, in Olanda, al museo cittadino, poco prima di una mostra molto particolare infatti, è stata effettuata una Tac a questa statua di un monaco cinese, l’unica disponibile a scopo di ricerca in Occidente. Gli archeologi sapevano che al suo interno c’era una mummia, forse quella di un maestro buddista chiamato Liuqan, della Scuola cinese di meditazione, morto intorno al 1.100 dC. Ma dopo la Tac, la sorpresa è stata enorme: l’esame infatti ha mostrato, al posto degli organi interni del monaco, frammenti di testi scritti in caratteri cinesi.
Secondo gli archeologi si tratterebbe della prova che il religioso, forse dopo un suicidio rituale, non aveva raggiunto l’auto-mummificazione, ma era stato almeno parzialmente imbalsamato da altri. Non è il primo caso curioso riguardante una mummia tibetana.
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Solo l’anno scorso ha fatto il giro del mondo la notizia del monaco morto da 90 anni ma paradossalmente ancora vivo. La morte (secondo leggenda) non gli aveva torto nemmeno un capello. Alcuni rapporti medici, assicuravano che gli arti erano ancora flessibili, la pelle uguale a quella di un uomo vivo e la temperatura corporea sui 35,3 gradi. Nessuno, giuravano nello scoop firmato Lastampa.it, lo aveva imbalsamato. Insomma, Il lama era morto eppure era ancora vivo. Gambe incrociate, vestito classico addosso e testa china. Un vero e proprio evento paranormale, sfatato (per il dispiace di molti) solo qualche giorno dopo da Bufale.net. Il sito faceva notare infatti alcune dichiarazioni del noto divulgatore scientifico americano Brian Dunning che si occupò già nel 2008 su Skeptigblog del “miracoloso” caso del Lama Itigelov, questo il nome della “mummia viva”, lamentando la totale assenza di pubblicazioni critiche a riguardo, nonostante sussistevano evidenti indizi che non lasciano spazio ad alcun mistero.
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“Impensabile – affermava lo studioso – che Itigelov non conoscesse il Sokushinbutsu, non solo per la sua preparazione spirituale, quanto per quella scientifica; era infatti laureato in medicina e redasse un’enciclopedia di farmacologia. Non a caso il patologo Vladislav L. Kozeltsev (responsabile della mummia di Lenin) presente durante la riesumazione notò nel suo corpo elevati livelli di sali di bromo.” Niente da fare insomma.
Per quanto riguarda invece la mummia di Drents, la ricerca e la Tac sono autentiche e quello scoperto dai ricercatori sembra essere sollevato da ogni dubbio.
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