Si chiama Ape ed è l’idea del governo per rendere più flessibili le uscite verso la pensione degli “over 63”. Ape sta per anticipo pensionistico: permette ai lavoratori ai quali mancano 3 anni per raggiungere il requisito di vecchiaia, di andare in pensione in anticipo. A permetterlo sarà un prestito bancario da rimborsare in 20 anni. Dal prossimo anno chi è nato dal 1951 al 1955 potrà accedere al pensionamento anticipato fino a tre anni rispetto all’età di 66 anni e 7 mesi richiesta per la pensione di vecchiaia. Ma per farlo dovrà chiedere un anticipo sotto forma di prestito, che poi restituirà sulla pensione normale in 20 anni, con rate che peseranno in maniera variabile sull’importo dell’assegno, fino a un massimo di circa il 15% per il redditi maggiori. Una proposta che ha suscitato le reazioni del mondo della politica, dei sindacati e degli addetti ai lavori. Il primo a prendere posizione è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che da tempo sostiene la necessità di aprire alla flessibilità in uscita e alla revisione della legge Fornero: “Siamo soddisfatti che il governo stia affrontando seriamente la questione della flessibilità previdenziale – ha spiegato -. La cosa importante è permettere la libertà di scelta alle persone il problema dell’uscita flessibile è molto importante”. Ha poi aggiunto un altro tema che dovrebbe entrare nella partita: “Speriamo che la ricongiunzione non onerosa entri nel confronto in atto” tra governo e sindacati.
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Confindustria pare favorevole: “Noi pensiamo che sia una cosa positiva perché si creerebbe un ponte anche verso la generazione dei giovani ed è interessante anche la questione di sostenibilità economica e finanziaria che il governo deve chiaramente seguire – ha detto il presidente Vincenzo Boccia -. Speriamo si trovi la quadra intelligente nell’interesse di tutti”. Variegate le reazioni sul fronte sindacale. “Abbiamo chiesto la modifica strutturale della legge Monti-Fornero. Per ora non siamo in grado di dare una valutazione. Mi pare che ci sia ancora molto lavoro da fare. Se l’unica proposta che c’è è quella del prestito, non siamo dentro al cambiamento della legge -afferma Susanna Camusso (Cgil) -. Quella del prestito pensionistico non è una idea originale, ne avevamo già sentito parlare”.
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“Serve una riforma vera della legge Fornero. La proposta di Cgil, Cisl e Uil è quella di cambiarla strutturalmente, non solo con qualche intervento”, ha rincarato il leader della Fiom Maurizio Landini, rimandando una valutazione più completa ai prossimi incontri, quando ci saranno più dettagli. “Devo registrare che finalmente il governo ha deciso un confronto serio con i sindacati, che fino a qualche mese fa non era neanche in preventivo. Poi ha deciso che il problema va affrontato non solo sulla previdenza, ma anche sul lavoro e su questo bisogna insistere. Non vogliamo dare alibi a nessuno, ma vogliamo realizzare un accordo nell’interesse del paese, dei lavoratori e dei pensionati”, ha dichiarato il leader della Uil, Carmelo Barbagallo.
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E un giudizio positivo è stato ribadito anche da Annamaria Furlan, numero uno della Cisl: “Credo che sia importante essere usciti dalla logica della penalità e il fatto che il governo proponga detrazioni in modo diverso e articolato soprattutto per chi ha pensioni e redditi bassi mi sembra un ragionamento su cui possiamo riflettere”.
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