Il sussidio di disoccupazione resta fino a un reddito di 8mila euro. Pertanto chi percepisce il sussidio (Naspi) può lavorare senza perdere l’indennità se l’attività dà un reddito inferiore a quello non imponibile. È quanto emerge da una nota di Palazzo Chigi diffusa al termine del Consiglio dei Ministri: “Lo stato di disoccupazione – si legge – è compatibile con lo svolgimento di rapporti di lavoro, autonomo o subordinato, dai quali il lavoratore ricava redditi di ammontare esiguo, tali da non superare la misura del reddito non imponibile”. Si tratta di un decreto legislativo a correzione dei Decreti legislativi n. 149 e 150 del 2015, attuativi del jobs act.
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In sostanza non si perderà il sussidio di disoccupazione per piccoli lavori da cui si traggono redditi tali “da non superare la misura del reddito cosiddetto non imponibile (corrispondente ad un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti ai sensi dell’articolo 13 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917)”.
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Il provvedimento modifica l’articolo 118 della legge n. 388 del 2000 al fine di prevedere espressamente la possibilità per il ministero del Lavoro e delle politiche sociali di revocare l’autorizzazione all’attivazione dei fondi interprofessionali per la formazione continua e di disporne il commissariamento qualora vengono meno i requisiti e le condizioni per il rilascio dell’autorizzazione.
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La norma è utile e va nelle direzione della ricerca del lavoro anche se i compensi sono esigui. Lo sottolinea il presidente dell’Anpal, l’Agenzia per l’occupazione, Maurizio Del Conte spiegando che la regola è in linea con la volontà del governo di favorire l’emersione dal nero. “Lo stato di disoccupazione – ha detto – è compatibile con i mini redditi, non si vuole disincentivare le micro forme di lavoro”.