Colpo di scena sull’eredità di Umberto Eco. Il semiologo, filosofo e scrittore italiano scomparso lo scorso 19 febbraio ha infatti spiazzato tutti al momento della lettura delle sue ultime volontà. E il mondo accademico, con allievi e colleghi già a caccia del modo migliore per ricordarlo, si è trovato costretto a fare un passo indietro.
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A rivelare la notizia sono le pagine bolognesi del quotidiano nazionale La Repubblica: mentre stava per iniziare una riunione che aveva all’ordine del giorno la celebrazione di Eco, è infatti arrivata una telefonata alla Scuola Superiore di Studi Umanistici. Dall’altra parte della cornetta la moglie Renate, che ha parlato con Patrizia Violi, erede intellettuale del semiologo, per dargli la notizia. “Nel testamento ci chiede – scrive Repubblica – a me e ai nostri figli, di non promuovere o autorizzare convegni su di lui per 10 anni”.
Un’annuncio che ha inizialmente lasciato smarriti i collaboratori dell’intellettuale di Alessandria, lasciando poi però spazi a sorrisi e risate di gusto. “Un’idea geniale”, hanno commentato in tanti di fronte all’ultimo “scherzo” del loro maestro. Alla fine, la decisione unanime di rispettare le sue indicazioni. E se qualcuno organizzasse commemorazioni fuori dall’Italia? Come far rispettare il veto? “Noi non faremo convegni e non vi parteciperemo se saranno organizzati da altri, tra dieci anni ci penserà chi verrà dopo di noi – promettono gli accademici bolognesi – In questa sua volontà abbiamo riconosciuto la zampata ironica del nostro professore che non voleva essere mummificato e monumentalizzato”.
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