Diventa sempre più un rompicapo il caso Yara Gambirasio. Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio della ragazza, rispondendo ai giudici della corte d’Assise di Bergamo, ha ribadito che il furgone ripreso dalle telecamere nei pressi della palestra da cui scomparve la tredicenne non sarebbe il suo. Guardando le fotografie e la comparazione tra i mezzi fatta dagli investigatori, ha spiegato che il cavalletto posto a protezione della cabina del suo autocarro era stato montato male e che gli stessi rivenditori gli avevano fatto notare questo difetto.
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“L’autocarro nelle immagini invece – ha spiegato – monta un cavalletto adatto”, installato dunque correttamente per evitare che i carichi pesino sulla cabina di guida. Bossetti ha anche fatto notare che il veicolo nelle immagini “ha installata una cassetta doppia rispetto alla mia. Il mio ha solo una maniglia di apertura ma questo ne ha due”. Segnalazioni che sono state annotate e che ora spetterà all’accusa smontare.
Ma non solo la comparazione del furgone. Nel corso dell’udienza la difesa di Bossetti ha mostrato in aula alcune raccolte di fotografie, fatte avere dalla moglie dell’indagato, Marita Comi, che il muratore raccontò d’essere solito acquistare tutte le sere, per i suoi bambini, mentre tornava dal lavoro. Si tratta, scrive l’Ansa di 10 album, e alcune raccolte che il carpentiere di Mapello ha riconosciuto.
“E ce ne sono molte altre – ha detto Bossetti – qualche volta lasciavo anche il numero di telefono e gli edicolanti mi chiamavano perché io potessi completarle”. Nelle scorse udienze, tre edicolanti in aula avevano sostenuto di non riconoscere Bossetti come cliente abituale, mentre il muratore, per spiegare i suoi frequenti passaggi da Brembate, aveva raccontato che era solito comperare figurine per i propri figli. Quando era stato sottolineato come gli edicolanti non l’avessero riconosciuto come abituale frequentatore, Bossetti aveva affermato: “Mentono”.
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