Era la sera del 9 ottobre 1963: un terribile boato annuncia la colossale frana del monte Toc. In un attimo 260 milioni di m³ di roccia si abbattono sul bacino artificiale del Vajont contenente 115 milioni di m³ d’acqua, provocando un immane ondata che distrugge tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso e, dopo aver superato la diga, si abbatte sulle case del fondovalle veneto, tra cui Longarone, seminando morte e devastazione .

La stima più attendibile delle vittime è, a tutt’oggi, di 1917 persone (ma sono stati recuperati solo 1500 cadaveri), di cui 487 bambini, morte a causa di tre errori fondamentali che portarono inevitabilmente alla strage: la costruzione di una diga in un terreno non idoneo dal punto di vista geologico, l’innalzamento della quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza e il non aver dato l’allarme per attivare l’evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. L’inchiesta giudiziaria che ne seguì portò alla condanna, il 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. La vicenda si concluse nel 2000 con un accordo per la ripartizione degli oneri di risarcimento danni tra ENEL, Montedison e Stato Italiano al 33,3% ciascuno.

Il monologo Vajont, un’orazione civile, è un’opera trasmessa in occasione del trentaquattresimo anniversario (ossia il 9 ottobre 1997) del disastro del Vajont in diretta su Rai 2.La ricostruzione è il frutto di accurate ricerche e collazioni di documenti ufficiali e fa risalire l’origine dell’intricata vicenda alla fine del XIX secolo. Per l’occasione fu allestito un teatro proprio presso la Diga del Vajont, precisamente nel lato della diga riempito dalla frana e un tempo sede del bacino.
Marco Paolini narra la vicenda che ha portato al disastro della diga con estrema fedeltà ai fatti e alle persone, inserendo di tanto in tanto aneddoti divertenti che alleggeriscono la drammaticità del racconto.