È ufficialmente iniziata la corsa al premio Nobel per la letteratura 2014. Il vincitore verrà proclamato nel corso della settimana dei Nobel, che si terrà dal 6 al 13 ottobre prossimi. Tra i superfavoriti lo scrittore giapponese Haruki Murakami, seguito a distanza dallo scrittore keniota Ngugi wa Thiong’o e dalla poetessa algerina Assia Djebar. Tra gli italiani circolano i nomi di Umberto Eco e Dacia Maraini. Il premio, giunto alla sua 107° edizione (la prima, del 1901, fu vinta dal poeta francese Sully Prudhomme) è stato assegnato lo scorso anno alla scrittrice canadese Alice Munro, tredicesima donna a riceverlo in più di cento anni di storia. Tra loro anche Grazia Deledda, unica tra le italiane. Ma nella classifica generale l’Italia è ben piazzata, preceduta soltanto da Francia (14), Regno Unito (12), Stati Uniti (12), Germania (10) e Svezia (8). Nel nostro palmarès, infatti, ci sono i nomi di Carducci (1906), Deledda (1926), Pirandello (1934), Quasimodo (1959), Montale (1975) e Dario Fo (1997).
Il Nobel per la letteratura rappresenta una delle sei sezioni in cui si articola il premio (insieme a pace, medicina, fisica, chimica, economia). Solo due volte, nella sua storia, venne rifiutato: nel 1958 da Boris Pasternak su pressioni del regime sovietico, e nel 1964 da Jean Paul Sartre, con la motivazione che solo dopo la morte sia possibile esprimere un giudizio sul valore di un letterato. In altre sette occasioni non venne assegnato, mentre in altre quattro si ebbero due vincitori ex aequo (come nel 1917, ai due autori danesi Karl Adolph Gjellerup e Henrik Pontoppidan). Pochi conoscono la storia del suo fondatore, Alfred Nobel, un ricco imprenditore svedese che fece fortuna con l’invenzione della dinamite e con la produzione e il commercio di armi. All’origine di tutto ci fu un equivoco legato alla morte del fratello Ludwig, avvenuta nel 1988. In quei giorni Alfred si trovava a Parigi per lavoro, e un giornale francese scambiò le identità dei due uomini pubblicando un articolo poco benevolo dal titolo Le marchand de la mort est mort (il mercante della morte è morto). La lettura di questo necrologio lo turbò a tal punto da spingerlo a istituire un premio. Il premio Nobel, appunto.