Napoleone come Marte pacificatore, cioè come un dio della guerra che dopo aver sconfitto tutti non ha altre battaglie da combattere. Antonio Canova idealizzò così Bonaparte, rappresentandolo come un colosso muscoloso e nudo in un’opera che ha due versioni. Una in marmo esposta a Londra perchè, ironia della sorte, finì nelle mani del Duca di Wellington, il vincitore di Waterloo. Un’altra di bronzo che, grazie a un restauro appena conclusosi , ora splende di nuovo a Milano, nel cortile della Pinacoteca di Brera.
La statua di Milano fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicerè del Regno d’Italia, e fusa a Roma nel 1811 utilizzando il bronzo di vecchi cannoni di Castel Sant’Angelo. Quell’enorme Napoleone nudo fece scalpore, molti storsero il naso. Canova se lo aspettava: “La statua dell’ imperatore – scrisse a un amico – sarà criticata senza pietà, e lo so: avrà i suoi difetti certamente, sopra gli altri avrà la disgrazia di essere moderna e di un italiano”