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“Così abbiamo ‘ucciso’ il tumore”: una bella scoperta. Un team di ricercatori ha trovato il modo di attaccare il cancro fermandolo in meno di 48 ore. I risultati di laboratorio (e la speranza è tanta)

 

C’è una novità interessante sulla battaglia quotidiana della lotta ai tumori. Utilizzando nanorobot, ottenuti ripiegando il dna, un team di ricercatori internazionale è riuscito a fermare l’afflusso di sangue alle cellule tumorali in alcuni topi, arrestando così il cancro. Viaggiano nel flusso sanguigno, trovano i tumori e liberano un enzima che causa la coagulazione del sangue. Sono i nuovi nanorobot, ottenuti ripiegando pezzetti di dna come degli origami. Messi a punto da un team di ricercatori internazionale, si sono dimostrati in grado di far morire le cellule tumorali in alcuni topi, nei quali erano state riprodotte le forme umane dei tumori al seno, ovaie, polmone e pelle. “Abbiamo sviluppato il primo sistema robotico fatto di dna e completamente autonomo, programmato per una terapia anticancro”, ha spiegato il co-autore dello studio, Hao Yan, dell’università dell’Arizona. Per creare i nanorobot, Yan e il suo team hanno per prima cosa creato un foglio di origami di dna autoassemblante e rettangolare, provvisto di trombina, un enzima responsabile della coagulazione del sangue e che è quindi un’arma letale contro i tumori, in quanto chiude loro i vasi sanguigni. (Continua dopo la foto)


I ricercatori, poi, unendo i lati lunghi del rettangolo, hanno ottenuto un nanorobot tubolare, delle dimensioni di 90 per 60 milionesimi di millimetro (nanometri), con la trombina all’interno. A questo punto, il team di ricercatori ha iniettato nei topi i nanorobot, che hanno viaggiato nel sangue e hanno riconosciuto le cellule tumorali grazie a una molecola che si lega alla nucleolina, una proteina che si trova sulla superficie delle cellule dei vasi sanguigni tumorali; arrivato a destinazione, il nanorobot si è aperto e ha liberato l’enzima trombina, che ha così provocato grossi coaguli di sangue entro le 48 ore successive. “Abbiamo puntato sull’idea di eliminare la commutazione biochimica della nanomacchina a favore di interazioni dirette tra le strutture del DNA e i campi elettrici “, spiega Friedrich Simmel, che ha diretto la ricerca. (Continua dopo la foto e il video)


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Oggi è già possibile progettare e costruire, anche a costi molto contenuti, nanorobot molecolari in grado di svolgere varie funzioni, sfruttando per esempio la tecnica detta origami a DNA. Questa tecnica è utile per creare strutture di DNA dotate di una specifica forma tridimensionale e promette di rivoluzionare le tecniche di analisi dei campioni biochimici e la produzione di sostanze farmacologiche. C’è speranza, ma anche ricerca.

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