“Quel giorno ero in macchina, stavo guidando, quando improvvisamente mi si è appannata la vista e, non so come dire, non sentivo più il cuore”. Parte così l’incontro dell’attrice e comica lanciata da Zelig con la sua patologia, una cardiomiopatia ipertrofica non ostruttiva congenita. Una storia che non è divertente come quelle a cui ci ha abituato negli anni e che racconta per filo e per segno al Corriere della Sera. Lei è Katia Follesa, che ricordiamo sul palco di Zelig in coppia con Valeria Graci e che dal 22 dicembre scorso ha preso il posto di Benedetta Parodi nella conduzione di Junior Bake Off Italia e che presto affiancherà Nicola Savino a ’90 special, il programma in onda su Italia 1 a partire da mercoledì 17 gennaio 2018. Da quel pomeriggio del 2006 la sua vita è cambiata fino a farla diventare testimonial di un progetto, il Cor del Gruppo ospedaliero San Donato Foundation, che intende migliorare la qualità di vita dei pazienti cardiopatici e creare campagne di prevenzione per le patologie cardiovascolari. Ma torniamo al racconto della scoperta della malattia, che può essere d’aiuto e può infondere fiducia a molti. (Continua dopo la foto)
“La cosa buona che ho fatto, dopo aver pensato che stessi per morire – prosegue la Follesa sul Corriere – è stata andare subito, quel pomeriggio stesso, in ospedale. All’inizio mi avevano detto che non avevo niente. Anzi, la cardiologa era quasi un po’ scocciata. Ma ho deciso di approfondire e si è scoperto così che avevo questa patologia, la stessa di mio padre”. Da lì, ha iniziato una terapia “che dovrò continuare a vita. Ho abbracciato questo progetto per trasmettere il messaggio che quando si tratta del cuore è bene non sottovalutare e fare sempre una visita all’anno, magari due”. E, continua, “se mio papà si fosse curato a suo tempo, avrebbe potuto convivere benissimo con la malattia. Io faccio una terapia di betabloccanti… magari tra dieci anni sarà ancora più semplice. Il suggerimento è fare dei controlli anche se non si avvertono sintomi”. (Continua dopo le foto)
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La prevenzione è fondamentale, lo ribadisce più volte Katia nell’intervista, perché “quando si parla di queste patologie una diagnosi precoce è fondamentale”. Com’è la sua vita adesso? “Vivo benissimo, ho fatto anche una figlia”. Ma “c’era il 50 per cento di probabilità che Agata ereditasse la cardiomiopatia. Per fortuna non è così. Quando il giornalista le chiede se ha intenzione di mettere al mondo un secondo erede la Follesa dice che “è una riflessione che, da un paio d’anni, faccio”, ma il fatto che il bambino potrebbe “avere questi problemi mi fa dire che no, non lo farei”. Katia è un personaggio pubblico, quindi quando ha parlato per la prima volta della sua malattia “mi hanno chiamata molte persone. Per la gente i personaggi pubblici sono figure intoccabili, inavvicinabili… il fatto che tu possa avere una patologia come chiunque, porta a riflettere, per questo è importante mandare un messaggio positivo”, conclude.