Tre morti e altri cinque avvelenati. E un killer misterioso: il tallio. Il metallo descritto dalla scrittrice inglese Agatha Christie, che ne fece l’arma del delitto in uno dei suoi romanzi (Un cavallo per la strega), traendo l’idea dalla sua esperienza di farmacista, era stato trovato all’interno di una terrina, mescolato a un infuso, dalla casa di Maria Lina Pedon e Alessio Palma gli ultimi intossicati e anziani parenti delle tre vittime: Patrizia Del Zotto (62 anni), Giovanni Battista Del Zotto (94 anni) e Gioia Maria Pittana (87 anni). La tisana ”al tallio” era stata ‘campionata’ dai tecnici dell’Agenzia Tutela Salute per la provincia di Monza e Brianza, nel corso dell’ultimo sopralluogo effettuato dai carabinieri di Nova Milanese. Dopo mesi di indagini i carabinieri sono riusciti a risalire al colpevole: si tratta di Mattia Del Zotto, 27 anni. I militari di Nova Milanese e Desio hanno dato esecuzione questa mattina a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Monza. Il giovane è ritenuto responsabile del triplice omicidio del nonno 94enne e di una zia 67enne (morti il 2 ottobre) e della nonna 83enne (morta il 13 ottobre), avvenuta “a mezzo somministrazione di solfato di tallio”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Abbiamo proceduto all’arresto per scongiurare altre possibili vittime”, hanno spiegato i carabinieri. Gli omicidi – stando alla ricostruzione delle indagini – sono stati premeditati. Il ragazzo è ritenuto responsabile anche del tentato omicidio di altre 5 persone: nonni materni, marito della zia morta, altra zia e badante dei nonni paterni. Il tallio oggi non viene più utilizzato per i topicidi, come avveniva in passato, ma è ancora commercializzato per essere adoperato in ambito tecnologico e come conduttore elettrico per le fotocellule. Il giovane lo ha acquistato da un’azienda del Padovano. Analizzando il suo computer, i carabinieri hanno trovato i primi contatti con la ditta fornitrice in una mail del 22 giugno. Esperto d’informatica, aveva cancellato le tracce, ma ha dimenticato la bozza della lettera in cui sollecitava la ditta padovana a fargli arrivare il metallo pesante, preoccupandosi che non gli venisse addebitata due volte l’Iva. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il 15 settembre il 27enne si è recato a Padova a ritirare il veleno (lo dimostrano le celle telefoniche agganciate dal suo cellulare), mentre alla famiglia ha raccontato di dover andare a fare un colloquio. I carabinieri hanno proceduto all’arresto dopo aver trovato in casa sua a Nova Milanese cinque confezioni di solfato di tallio. Trovate anche le ricevute del relativo acquisto. Le confezioni, per complessivi 60 grammi, sono state acquistate a Padova. I carabinieri hanno trovato anche sul cellulare del giovane conversazioni in cui lui fa riferimento alle ricevute dell’acquisto. ”L’ho fatto per punire soggetti impuri e non voglio collaborare”, ha detto il giovane ai carabinieri quando sono arrivati a casa per arrestarlo. ”È sempre stato molto schivo e silenzioso, siamo davvero senza parole”, ha detto una vicina di casa della famiglia. ”So che è appassionato di informatica, andava in palestra, ma nulla di più” ha aggiunto un altro vicino.