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“È la pizza più cara d’Italia”. Quello che ci mettono sopra è, per alcuni, un vero schiaffo alla povertà: “Ma qui siamo tutti matti!”, commentano in tanti… eppure qualcuno la adora. Insomma, ecco prezzo e ingredienti: giudicate voi

 

Da che mondo è mondo, l’uomo ha sempre cercato di ostentare ricchezza. “Questione di potere”, direbbe qualche sociologo, ma non è di certo una cosa passata di moda… anzi. E se nell’antica Roma, cibi raffinati, palazzi pregiatissimi e proprietà terriere erano un vanto, oggi la cosa non è cambiata poi di molto. Sembra che nessuno abbia mai dato retta al povero Seneca quando parlava di compostezza e moralità, nelle sue lettere a Lucilio qualche anno prima della morte di Cristo, soprattutto dal dopoguerra ad oggi. Ultimo episodio di estrema sfarzosità è la pizza all’oro. Si avete letto bene: “44 euro per una pizza? E che è d’oro?”. A Roma, ma forse un po’ in tutta Italia, qualcuno commenterebbe così. La cosa più bizzarra è che la risposta è affermativa. La pizza più cara d’Italia, tra i vari ingredienti, ha anche una spolverata di polvere d’oro a 23 carati, assolutamente commestibile e utilizzata in cucina. A realizzarla, come riporta anche il Corriere della Sera, è il ristorante ‘Corte dei medici’ di Catania. La pizza ‘Antonius Musa’ vanta, tra i suoi ingredienti, anche caviale, uova di quaglia, uova rosse di salmone, panna acida e erba cipollina. Battuto, quindi, il record di una pizzeria di Milano, dove una particolare pizza ‘extralusso’ costa 35 euro. (Continua dopo la foto)



In molti, sui social, non l’hanno presa bene, sostenendo che si tratti di un affronto alla povertà e alla tradizione popolare della pizza. I proprietari hanno risposto così: “Il mondo si rinnova e c’è chi interpreta la pizza in chiave più sofisticata”. Moralmente cosa spinge un uomo benestante a mangiare una pizza all’oro se non per il fine ultimo di vantarsi della pizza stessa? Non è di certo una prelibatezza l’oro, da quello che si dice in giro non ha un buon sapore e l’odore è praticamente inesistente; non ha delle qualità chimiche che lo rendono un toccasana per lo stomaco o l’intestino; non ha proprietà mediche o benefiche. E allora perché mangiare un metallo prezioso in genere usato nella monetazione in specifico in oreficeria? Vanto, né più, né meno. Un modo come un altro di dire: “Ho un bel po’ di soldi da spendere e lo faccio così, con uno schiaffo alla miseria”, criticando aspramente. (Continua dopo le foto)


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Insomma, andare a mangiare una pizza con la polvere d’oro non è molto diverso da portare degli anelli preziosissimi nelle dita, vantarsi della nuova macchina appena acquistata all’autosalone o ostentare la super villa con piscina comprata all’asta per milioni di euro. “E non mi meraviglio – sentenziava appunto Seneca – perché il difetto non sta nelle cose, ma nell’animo stesso. Quel male che ci aveva reso gravosa la povertà, ha reso gravose anche le ricchezze. Come è del tutto indifferente che tu ponga un ammalato in un letto di legno o in uno d’oro – dovunque lo avrai trasportato, egli trasporterà con sé la propria malattia -, così non importa che un animo sofferente venga a trovarsi in mezzo alle ricchezze o nella povertà: il suo male lo segue”. Ma questa è solo la nostra opinione.

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