È la zuppa più famosa del mondo e le sue origini sono fra le più antiche. Nato dalla secolare tradizione cinese, in realtà è uno dei piatti che più caratterizzano l’arte culinaria giapponese e le varianti a cui si presta la sua preparazione sono talmente tante da non poterne avere contezza. Basti pensare che ogni località nipponica ha la propria versione del piatto, la cui realizzazione è un vero e proprio esercizio di stile e pazienza, tanto che nel Paese ci sono diversi musei ad esso dedicati. Stiamo parlando del ramen, il corroborante e nutriente brodo servito come piatto unico. La fama di questa zuppa ha da tempo valicato i confini orientali e i ristoranti che la preparano sono innumerevoli a Londra, Parigi e, più in generale, in tutta Europa. Anche la cucina italiana ha spalancato le porte a questo piatto orientale, tanto che le aperture di “ramen bar” sono un fenomeno in espansione nello stivale. Ma cos’è esattamente il ramen e come si prepara? Il significato del nome del piatto è incerto, ma in genere il termine si associa al tipo di pasta usata per la preparazione, i noodles. Diffusi nei paesi asiatici, sono simili agli spaghetti nostrani dalla forma lunga e sottile, preparati con un impasto semplice base di farina e acqua. (Continua dopo la foto)
La sua storia e le sue caratteristiche hanno creato un velo di romantico mistero intorno a questa zuppa che, nel tempo, ha ispirato una discreta produzione artistica: nel 2008, ad esempio, Robert Allan Ackerman ha diretto Brittany Murphy nella deliziosa commedia Ramen girl, mentre da poco è stato pubblicato il Libro del Ramen scritto da Stefania Viti, giornalista e nipponista che ha realizzato la sua opera in collaborazione con la collega giapponese Miciyo Yamada. La narrativa e i manuali sulla zuppa orientale per eccellenza, però, sono diversi e non è un caso che in Giappone esista una vera e propria Expo dedicata. Del resto, il ramen non è solo un brodo ma un’opera d’arte culinaria capace di unire storia, cultura e creatività in un piatto tutto da gustare e vivere.