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“Per anni abbiamo pagato la Tari gonfiata”. A causa dei conti inesatti, è caos sulla tassa sui rifiuti: come verificare l’errore e chiedere i rimborsi

 

Negli ultimi cinque anni almeno, diversi Comuni avrebbero sbagliato il calcolo della Tari: un errore nel computo della quota variabile del tributo che ha fatto lievitare a dismisura il prelievo, a spese di milioni di famiglie.  Ad accorgersi dell’errore un giovane parlamentare del Movimento 5Stelle, Giuseppe L’Abbate. Con l’aiuto del suo commercialista ha notato che nel versamento della tassa sui rifiuti qualcosa non quadrava e per questo ha fatto un’interrogazione parlamentare. Il suo comune, Polignano a Mare nel barese, nel suo regolamento per la Tari aveva applicato la quota variabile a tutte le pertinenze dell’utenza domestica, compresi box e cantine. In realtà, come ha chiarito recentemente il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, si tratta di un’errata comprensione della legge di primo livello, secondo la quale la Tari, per la parte variabile, va applicata soltanto all’abitazione e non anche alle pertinenze.  Il Movimento Difesa del Cittadino grida alla truffa ai danni dei contribuenti: l’associazione dei consumatori ha lanciato la campagna ‘SOS Tari’ per chiedere i rimborsi ai Comuni che avrebbero applicato la tassa rifiuti ingiustamente maggiorata.   Il problema riguarda anche alcune grandi e medie città: Milano, Napoli, Catanzaro, Cagliari, Ancona, Rimini e Siracusa, in modo trasversale da Nord a Sud e a prescindere dal colore politico di chi guida i comuni. (Continua a leggere dopo la foto)


L’errore. I contribuenti-vittime si sono così trovati una bolletta in cui, oltre alla quota fissa (legata ai metri quadri della casa), c’è una quota variabile (legata al numero degli abitanti della casa) moltiplicata tante volte quante sono le pertinenze. Ad esempio: chi ha una casa con 125 metri quadrati complessivi, di cui 100 di casa, 15 di garage e 10 di cantina ha pagato la quota variabile non una (come dovrebbe essere) ma tre volte. Il risultato? Bolletta quasi raddoppiata. Il Dipartimento finanze del ministero dell’Economia emanerà “in tempi molto brevi un documento di chiarimento sulle modalità di corretta applicazione della Tari”, fanno trapelare dal Mef alcune fonti. Le quali precisano che “sono già previste modalità per chiedere i rimborsi qualora un Comune non applichi la tassa in maniera corretta. I chiarimenti”, aggiungono, verranno diffusi “onde evitare interpretazioni diverse da parte di singoli comuni”. Saranno i contribuenti a dover guardare i vecchi avvisi di pagamento e a verificare, da soli, o con l’ aiuto dei Caf o dei commercialisti, se hanno o meno pagato di più. (Continua a leggere dopo le foto)

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L’esempio era quello di un appartamento di 100 metri, con un garage di 30 metri e una cantina di 20 metri. Il comune aveva applicato i 2 euro della quota fissa sui 100 metri e sul 50% della superficie di garage e cantina. Ma poi aveva applicato su ogni singolo cespite catastale i 141 euro della quota variabile, che così veniva moltiplicata per tre. Risultato: una stangata di 673 euro contro i 391 che, in base al chiarimento del ministero dell’Economia, dovranno essere pagati. “Una valanga di cause patrocinate dal Codacons sta per abbattersi sui comuni, che saranno chiamati non solo a restituire il maltolto, ma anche a pagare gli interessi di legge e le spese nei confronti dei cittadini che agiranno attraverso la nostra associazione”, attacca il presidente Carlo Rienzi. L’associazione presenterà inoltre un esposto alle Procure della Repubblica “affinché indaghino per il reato di truffa e appropriazione indebita, chiedendo al tempo stesso il sequestro cautelare delle somme incamerate dai Comuni negli ultimi 5 anni attraverso la Tari”.


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