Yara Gambirasio, parlano i fratelli: è la prima volta. La loro verità – Per anni abbiamo parlato della vicenda di Yara Gambiarasio e Massimo Bossetti. Ma solo in questi giorni, per la prima volta, a parlare sono i parenti vicinissimi della giovane trucidata a due passi dalla palestra in cui si allenava. Ricordi strazianti, quelli dei fratelli di Yara Gambirasio, nel ricordare un grande amore che non c’è più. La ragazzina, infatti, aveva una sorella maggiore, Keba, oggi 22enne, e due fratellini. Uno di loro, quando fu interrogato nel 2012, due anni dopo la morte della 13enne di Brembate, ancora non riusciva ad accettare il terribile delitto. “Yara mi aveva raccontato che tornando a piedi dalla palestra si era scontrata con un uomo. Lei aveva chiesto scusa e lui le aveva detto: ‘Stai più attenta, ragazzina’. Era rimasta un po’ sorpresa, mi aveva raccontato anche che quest’uomo la seguiva in via Morlotti con una macchina grigia e un po’ lunga, e la guardava male. Sono rimasto stupito che qualcuno potesse guardarla male, forse quell’uomo era ancora arrabbiato per quella volta che si sono scontrati” – la testimonianza del ragazzino agli inquirenti, riportata dalla rivista Giallo – “Non penso che quello sia il corpo di Yara, chiunque può avere gli stessi vestiti. (Continua dopo la foto)
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Una volta l’ho sognata al mare, mi aveva detto che l’avevano rapita ma io l’avevo vista contenta”. Il settimanale di cronaca nera riporta anche la testimonianza di Nicole, la cuginetta di poco più piccola: “Eravamo amiche, la sera prima che sparisse ci siamo scambiate una ventina di sms. In quei tempi Yara aveva cominciato un po’ a truccarsi, ma era ancora una bambina, allegra e piena di vita. Penso che Dio sceglie di avere accanto i più bravi o quelli troppo perfetti per stare al mondo”. Nel frattempo Bossetti è stato condannato all’ergastolo. Per i giudici nessun dubbio: Massimo Bossetti è l’assassino di Yara Gambirasio. La sentenza della corte d’assise d’appello di Brescia è arrivata a mezzanotte e mezza del 18 luglio 2017, dopo 15 ore di camera di consiglio, e conferma l’ergastolo già inflitto in primo grado. (Continua dopo le foto)
Il verdetto letto dal presidente Enrico Fischetti accoglie l’impianto accusatorio: è l’imputato il responsabile dell’omicidio della 13enne di Brembate, scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata in un campo di Chignolo d’Isola tre mesi dopo. Un delitto aggravato dalla crudeltà e dalla minore età della vittima. Confermata l’assoluzione per calunnia nei confronti di un collega su cui aveva puntato il dito. Una mancata imputazione che evita l’isolamento diurno di sei mesi chiesto dall’accusa.
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