“Se potessi, certi errori non vorrei averli commessi. Qualche giornale di recente ha scritto che non mi sono pentita, ma non può essere: certamente lo sono, altrimenti non avrei mai cambiato vita”. Claudia Koll, ora cinquant’anni, dopo la fama negli anni Novanta come protagonista di un film di Tinto Brass (Così fan tutte), disconosce il suo passato. Dopo il Festival di Sanremo, la serie tv Linda e il brigadiere, l’attrice racconta la sua nuova vita a il Giornale, iniziata nel 2000 con la conversione e come mamma di un ragazzo in affido, Jean Marie, originario del Burundi. “Mi vedo più luminosa di prima, vedo la gioia nel cuore di avere una vita piena, intensa e ringrazio il Signore perché, se non l’avessi incontrato, la mia vita non avrebbe sapore”.
Non è diventata suora la Koll solo per amore di Jean Marie: “Il Signore mi ha donato un ragazzo, venuto in Italia dal Burundi per essere curato, che poi il tribunale ha affidato a me da quando aveva 16 anni. Oggi ne ha 23. E poi c’è anche l’Accademia di recitazione, dove mi occupo dei ragazzi”. Il film di Brass, invece, “non mi ha aiutata: sono rimasta due anni senza lavorare. A un certo punto ero arrivata perfino a pensare di iscrivermi di nuovo a Medicina. Mi aveva ostacolato la carriera”. Perché “io sognavo il cinema vero, di Bergman… Feci un grosso errore di valutazione: pensai che mi avrebbe fatta conoscere e invece lo impedì, perché tutti si fermarono al mio corpo, e le uniche chance di lavoro erano dello stesso genere. Così mi fermai per due anni, fino a che Baudo mi chiamò a Sanremo, che mi ha permesso di uscire dall’isolamento”.
E l’amore? Un uomo nella sua vita al momento è escluso: “Ho una vita così piena, dedicata agli altri, che non sarebbe giusto fermarla: quella che ho cominciato è una missione e avere un compagno vicino significherebbe dedicargli del tempo ulteriore. E non sono in grado”.
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