Un diciassettenne ucciso da un carabiniere, una rivolta popolare e accuse contro le forze dell’ordine. Stanotte a Napoli, nel quartiere Traiano, una gazzella ha inseguito uno scooter sul quale viaggiavano tre giovani e che non si era fermato all’alt. In via Cinthia la moto e l’ auto si sono urtate e i tre sono caduti a terra. Il conducente, che sarebbe un latitante evaso a febbraio dai domiciliari, è riuscito a scappare a piedi, facendo perdere le sue tracce. Gli altri due sono stati bloccati. È a questo punto che dalla pistola di uno dei carabinieri sarebbe partito accidentalmente il colpo che ha colpito mortalmente Davide Bifolco. Questo il racconto dei militari, ma un amico della vittima, che dice di aver assistito alla scena, dà una versione diversa: “È iniziato l’inseguimento, è stata puntata la pistola e Davide è stato ucciso. Poi l’hanno ammanettato, nonostante fosse già stato colpito”. La magistratura sentirà lui e altri testimoni, intanto il fratello di Bifolco accusa: “È stato un omicidio, non s’inventassero scuse. I carabinieri hanno speronato lo scooter e poi hanno sparato”. Dopo che si è diffusa la notizia della morte del ragazzo, nel quartiere è salita la tensione. Centinaia di persone sono scese in strada e hanno insultato e minacciato le forze dell’ordine, due auto della Polizia sono state vandalizzate. Solo l’arrivo di rinforzi ha riportato la calma.
Davide Bifolco