Quella che state per leggere probabilmente è la rivolta più dolce di cui abbiate mai sentito parlare. La riporta il quotidiano Repubblica. Oggetto del contendere: i dolci di Carnevale. Chiamateli come volete: frappe, chiacchiere, bugie, cenci. A ribellarsi contro quella che definiscono una concorrenza sleale sono i pasticceri padovani che, sulle colonne de Il Mattino di Padova, alzano la voce. A loro dire, infatti, sarebbero proprio scherzi di Carnevale quelli che i produttori industriali propinano ai clienti di negozi e supermarket. Altro che prelibatezze del periodo più pazzo dell’anno! Nota a margine: da quelle parti i dolci di cui parliamo sono noti sotto i nomi di galani o crostoli. Ma veniamo all’accusa mossa dagli artigiani, che si articola sotto due diversi punti di vista. Intanto, sottolineano i pasticceri, utilizzando materia prima di qualità inferiore – l’olio soprattutto – l’industria può vendere i galani a un prezzo che è praticamente un decimo del prodotto artigianale. (Continua a leggere dopo la foto)
A questo proposito non è difficile notare la differenza: in pasticceria il prezzo può arrivare a 45 euro al chilo, sugli scaffali dei negozi, supermercati compresi, ci si ferma sui 4-5 euro. Secondo punto: spesso nei prodotti confezionati si legge a caratteri cubitali la scritta “cotti al forno”. Non è altro che uno specchietto per le allodole, perché, non è una novità, la cottura in forno può suonare come “più leggera e più sana” e arriviamo così al punto che gli artigiani del dolce della città veneta, tra l’altro sostenuti da Confartigianato, vogliono chiarire: “Anche i galani cosiddetti cotti al forno sono prima fritti. E poi subiscono un passaggio in forno”.
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In sintesi le frappe light tanto sponsorizzate sarebbero una presa in giro stando al loro discorso. Sempre sulle colonne del Mattino di Padova si fanno sentire, tra gli altri, Luca Scandaletti della pasticceria Le Sablon e Ermanno Sguotto, della pasticceria Viennese. Per loro l’unica tecnica di cottura possibile è la frittura, altrimenti non si otterrebbero la stessa croccantezza e le caratteristiche “bolle”. Ma ahiloro non esiste una certificazione, quindi, di conseguenza, delle regole da seguire. Morale i produttori industriali possono dare il nome tradizionale anche a dolci “diversi”.