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“Tra le macerie… Quanta vita spezzata all’improvviso”. Hotel Rigopiano, il video che lascia senza parole. A un mese dalla tragedia, le prime immagini esclusive. Ecco cosa rimane dopo la valanga

 

Dalla tragedia dell’hotel Rigopiano è passato quasi un mese. Dopo il recupero delle 29 vittime e i soccorsi proseguono le indagini per capire di chi possa essere stata la responsabilità del dramma. Ma eccolo qui l’hotel, spogliato della neve che lo ha soffocato e devastato. Dall’alto, con le immagini girate dal drone in esclusiva per Repubblica, si vede ancora il solco lasciato sul versante della montagna. Il letto di un fiume di neve ormai in secca. Dove prima c’era un hotel di lusso, scelto da coppie di amici, famiglie e fidanzati per rilassarsi lontano dal caos e dalla routine della vita, adesso c’è un ammasso di macerie. La neve non c’è più e adesso si nota tutta la devastazione della valanga che, alle 16.49 del 18 gennaio, ha portato morte e distruzione. ”Lì prima c’era solo un piazzale, – si legge su Repubblica – un giardino e una piccola piramide di vetro ottagonale che portava luce alla piscina interna. Ora ci sono macerie. E gli ultimi segni di 29 vite spezzate. Materassi, stracci, vestiti. Un suv rovesciato. Una macchina col parabrezza sfondato e le catene alle ruote. Le vetrate della spa ancora intatte”. (Continua a leggere dopo la foto)


Sempre a Repubblica uno dei sopravvissuti ha raccontato quei momenti terribili. È Fabio Salzetta, fratello di Linda, una delle vittime: ”La valanga è arrivata senza boati. Un fruscio forte, come la neve che cade da un tetto troppo pieno”. Protetto dal locale caldaia, ma intrappolato, Salzetta cerca di uscire fuori per molti minuti: “Gridavo, ma nessuno rispondeva. Ho trovato un martello e ho cominciato a picchiare come un matto sulle inferriate alla finestra. Non so quanto ci ho messo, parecchio comunque. Alla fine le ho spaccate, e sono uscito aggrappandomi al tronco di un faggio che non capivo perché era lì. Poi sono salito sul tetto e l’hotel non c’era più”.

(Continua a leggere dopo le foto)

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Una scena apocalittica: dove c’era l’edificio ora c’erano solo “tronchi, detriti, massi di neve. Ho cominciato a muovermi in direzione di dove ricordavo fosse la hall, su una spianata di neve sporca. Poi mi sono venuti i brividi: stavo camminando sul tetto dell’hotel”. Lì sotto c’erano gli ospiti, i colleghi, sua sorella Linda. Fuori, insieme a lui, l’altro scampato alla valanga, Giampiero Parete. “L’ho visto che era vicino al ruscello, sprofondato nella neve fino al petto. Sotto choc. L’ho tirato fuori e siamo andati insieme alla sua macchina nel parcheggio al lato del resort. Mi ha detto di aver chiamato il 118, ma non si ricordava se avevano risposto, diceva cose confuse. In macchina abbiamo chiamato i soccorsi”.

Partiti solo dopo molte ore perché i primi a ricevere le telefonate non hanno creduto all’allarme. Passano la notte nell’auto “per non rimanere congelati, ma preferivamo stare fuori. Avevamo il panico che arrivasse un’altra valanga silenziosa a ucciderci”. Quando arrivano i soccorritori, all’alba, comincia l’incubo.

“Ci sono morti, aiutateci”. Mentre i soccorritori lavorano ancora alla ricerca dei dispersi dell’hotel Rigopiano, arriva un SOS da un altro paesino abruzzese sommerso dalla neve

 


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