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L’Italia ha il suo primo manager transessuale. È una notizia? Sì, in un paese ancora (purtroppo) diffidente

  • Costume

 

In Lussemburgo, dove qualche giorno fa il premier (uomo) ha sposato il suo compagno, non farebbe notizia. E nemmeno in tanti altri paesi occidentali. Ma per l’Italia è una grande novità: nel nostro paese c’è la prima manager transessuale. Si chiama Arianna F., 51 anni, la prima manager transessuale italiana. Ha chiesto di non pubblicare il cognome al fine di tutelare i figli adolescenti. Il cambio di sesso, per la sua azienda (l’Ibm) non è mai stato un problema e ha persino organizzato al suo interno corsi ai colleghi per prevenire qualsiasi tipo di discriminazione nei suoi confronti.

La storia di Arianna è raccontata oggi dal Corriere della sera, spiegando che venerdì 18 novembre 2011 Ibm Italia ha convocato una riunione riservata nella sua sede di Segrate, a Milano, con una trentina di persone. Tra loro il direttore finanziario dell’azienda e un responsabile delle risorse umane. Nelle slide mostrate durante l’incontro non si faceva riferimento a computer o budget. C’era invece la spiegazione di che cos’è la transessualità. “Il management ha annunciato che in Ibm c’era un caso, che quel caso ero io e che se anche mi avevano conosciuto come uomo, avrei iniziato a vivere una seconda vita, da donna”.

All’incontro successivo, il lunedì, è andata anche lei: “Per l’ultima volta mi sono presentata in ufficio al maschile — ricorda —. Eravamo tutti molto emozionati. Ho spiegato le mie ragioni, ho chiesto di avere pazienza e se gentilmente usavano il femminile con me. Infine ho cercato di togliere subito di mezzo la cosa che avrebbe potuto creare più problemi: «Signori, non vi preoccupate per il gabinetto: userò quello dei disabili». È un argomento a cui non si pensa, ma è delicato — dice con un sorriso —. Oltretutto io non ero pronta ad andare in quello delle donne, mi sembrava di invadere uno spazio”. L’indomani ha varcato i cancelli dell’azienda con un filo di trucco e i tacchi. “Non ricordo quasi niente di quel primo giorno, se non che ero terrorizzata all’idea di andare in mensa: mi hanno dovuta portare i colleghi”. Per alcuni di loro la sua scelta è stata lo stesso uno choc: “Umanamente — concede Arianna — lo comprendo: non è che ero un uomo effeminato. Ero un uomo. E a un certo punto si sono ritrovati una donna”.

“Noi transessuali rifiutati da tutti ma amati da Dio”



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