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Arancina o arancino, questo è il dilemma? Lo street food siciliano è uno dei più gustosi d’Italia: ecco la ricetta per farli a casa

  • Cucina

 

Cominciamo dalla domanda ormai classica: arancino o arancina, maschile o femminile? Nella Sicilia orientale, messinese e catanese soprattutto, si dice arancino e assume una forma a pera. Si tratta però di una semplice scelta linguistica meno corretta. In questi territori c’è stata una variazione morfologica cui corrisponde una variazione anche nella forma dell’arancina. A Palermo l’arancina ha invece una forma rotonda simile a una arancia di cui la Sicilia è ricca e dalla quale prende il nome per analogia. “Sesso” a parte, l’arancina è il più Sicilian Style di tutti i cibi dell’isola. Alcune leggende raccontano che l’arancina nacque per caso da un emiro arabo che inventò il timballo di riso in seguito manipolato fino fargli prendere la forma attuale. Difficile però trovare delle fonti storiche che possano confermare questa tesi. Secondo diversi studiosi, invece, le arancine siciliane deriverebbero dal miglioramento di un comunissimo modo di mangiare del mondo arabo. Gli arabi, infatti, erano soliti mettere nella mano sinistra del riso lessato dove aggiungevano pezzettini di carne ovina per poi portare il tutto in bocca. Nascerebbe così l’arancina che nel tempo è stata sottoposta a un processo di arricchimento del gusto e degli ingredienti. Le arancine, inoltre, sono uno dei siboli dello street food italiano. (Continua a leggere dopo la foto)


Arabi o no, il 13 dicembre, festa di Santa Lucia, in Sicilia, e a Palermo in particolare, si ha la tradizione di mangiare le arancine, tradizione che per la verità viene perpetuata con piacere 365 giorni all’anno, ma che quel giorno particolare raggiunge il suo culmine. Le arancine e arancini più diffusi in Sicilia sono quello al ragù di carne, quello al burro (con mozzarella, prosciutto e, a volte, besciamella) e quello agli spinaci (condito anch’esso con mozzarella). Inoltre, nel catanese sono diffusi anche l’arancino “alla norma” (con melanzane, detto anche “alla catanese”) e quello al pistacchio di Bronte. La versatilità dell’arancino è stata sfruttata per diverse sperimentazioni.

(Continua a leggere dopo le foto)

 

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Esistono infatti ricette dell’arancina che prevedono, oltre ovviamente al riso, l’utilizzo di funghi, salsiccia, gorgonzola, salmone, pollo, pesce spada, frutti di mare, pesto, gamberetti nonché del nero di seppia. Ma sono varianti, appunto…

Per la preparazione si fa cuocere al dente il riso originario in abbondante brodo fino a completo assorbimento. Si fa raffreddare su un piano di marmo. Formati dei dischi di questo impasto, si pone al centro di ciascuno una porzione di farcitura e si chiudono. Successivamente si passano in una pastella fluida di acqua e farina e si impanano nel pangrattato, pronti per essere fritti. A Palermo e Catania è molto diffuso l’uso dello zafferano per dare un colorito dorato al riso, molto compatto e nettamente separato dalla farcitura, contrariamente a quanto succede nella zona di Messina, dove si utilizza il sugo insieme allo zafferano. In ogni caso la ricetta originale degli arancini non prevede l’uso delle uova, né per il ripieno (l’originario infatti contiene molto amido e non necessita di uova per essere legato), né per la panatura.

Gnocco fritto (made in Emilia Romagna): una sfoglia leggerissima fritta e accompagnata da salumi e formaggi. Se non l’avete mai assaggiato correte ai ripari, ecco la ricetta originale


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