Okay che “il cibo è l’energia della vita”, come recita uno degli slogan di Expo 2015, ma quando è troppo è troppo. I prezzi per panini e bevande sono davvero stellari. Qualche esempio? Un toast al prosciutto cotto costa 5 euro, un panino con le acciughe 6 euro e un caffè espresso 1,50, per un rincaro di un terzo rispetto a un normale bar italiano. Ah, l’acqua è gratuita, peccato che i distributori, quei pochi funzionanti, sono introvabili.
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Inevitabili quindi le lamentele dei visitatori. Come Giacomo, di Bologna: “Tre piatti di pasta a dodici euro a testa. Più altrettanti contorni e il gelato. Abbiamo speso più di sessanta euro. A me pare francamente un po’ troppo”. Non va meglio nei chioschi, che tra le altre cose sono piuttosto defilati rispetto al percorso principale: “Abbiamo girato mezz’ora in cerca di un locale meno costoso – racconta Karen, israeliana – alla fine abbiamo optato per il chiosco belga che vende patatine fritte: 4 euro e 50 centesimi a porzione”. A “eclissare” i chioschi ci hanno pensato le grandi catene di ristorazione, come Eataly, che si è aggiudicata gli spazi più grandi dedicati all’intera ristorazione di Expo, con 21 ristoranti che propongono le specialità regionali italiani ma con prezzi che spaventano i visitatori: “Siamo ad Expo o in via Montenapoleone?”, scherza ma non troppo un uomo sulla cinquantina, mentre apre il portafoglio davanti alla cassa.
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