È salito a 1500 vittime il bilancio del terremoto che alle 11,56 ora locale ha sconvolto il Nepal. Sarebbero state almeno due le scosse – la prima secondo i sismologi cinesi avrebbe toccato l’ottavo grado Richter – che hanno causato decine e decine di feriti e dispersi, distrutto monumenti e provocato una valanga sull’Everest che ha travolto il campo base uccidendo almeno 18 persone. Il bilancio è comunque destinato a salire: per l’Ingv, l’istituto nazionale geofisica e vulcanologia, “è molto probabile che ci siano centinaia o migliaia di vittime” secondo le stime basate sullo scuotimento stimato e sulla densità di popolazione.
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“E’ un disastro enorme. Ho aiutato nella ricerca e nel soccorso delle vittime in una vasta area disastrata. Ci sono molti morti, molti altri gravemente feriti. Altri moriranno se un elicottero non arriverà il prima possibile”. E’ il drammatico appello su Twitter di un alpinista romeno, Alex Gavan, che si trova al campo base dell’Everest. Il sisma – il peggiore nella zona dell’Himalaya degli ultimi 80 anni – ha avuto il suo epicentro a Lamjung, nel Nepal occidentale, località che secondo i media è stata rasa al suolo. Molti al momento i dispersi e le segnalazioni di persone intrappolate sotto le macerie. Anche sotto la torre Dharahara, uno storico monumento di 62 metri e nove piani patrimonio Unesco e una delle mete preferite dei turisti nella capitale nepalese, crollata al suolo.
Si sono registrate vittime anche in India (almeno 20 morti) e in Tibet (almeno undici, secondo i media cinesi). Le immagini che arrivano da Kathmandu sono spettrali. Immensi anche i danni al patrimonio culturale della capitale nepalese. Oltre alla torre Dharahara, altri siti archeologici sono stati danneggiati dal terremoto; in particolare, la famosa famosa piazza Durbar, nel centro storico di Kathmandu
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