Ne sono rimasti solo 500mila. Pochissimi, se si considera che fino agli anni quaranta il numero di elefanti in Africa era superiore ai cinque milioni di esemplari. Il numero è calato rapidamente e calerà ancora se non si farà qualcosa contro il bracconaggio feroce che rischia di far estinguere la categoria pachidermi dal globo terrestre entro il 2020. Il motivo? Lo stesso per il quale è stato ucciso anche Satao, l’elefante più vecchio di tutta l’Africa. L’avorio, naturalmente. Solo l’anno scorso ne sono state confiscate 41 tonnellate, che vale 2.100 dollari al chilo, così per fare due conti del tipo di business che ne deriva. 35.000 all’anno gli elefanti vittime dei bracconieri. Se si pensa che ci vogliono 6 anni per svezzare un piccolo elefante e che quindi la morte di mamma elefante significa di conseguenza la morte del cucciolo, si riesce a comprendere l’entità del dramma. Il problema è che troppi stati africani vendono ancora licenze per abbattere elefanti legalmente. I proventi dovrebbero andare alla conservazione, ma corruzione e inefficienza bloccano il meccanismo. I conservazionisti del mondo si stanno battendo per fermare lo scempio e soprattutto per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio concreto di estinzione.