Il suo selfie è rimasto su Facebook meno di 24 ore. Il tempo necessario per incassare 230 like e decine di messaggi di congratulazione. Lo scatto, però, non è quella di un vip, ma di Antonio La Torre, spietato boss del clan che spadroneggiava a Mondragone, in provincia di Caserta, che ha beneficiato di un’uscita premio. La foto è stata postata dal figlio pochi minuti dopo l’uscita dal carcere. C’è chi scrive ‘’il ritorno del masto’’, chi posta ‘’finalmente’’ e chi ancora si congratula per ‘’la bella notizia’’. Tra i più entusiasti, ricorrono i nomi di famiglie strettamente legate al clan, uno dei più spietati della galassia dei casalesi raccontata con maestria da Roberto Saviano. Oggi La Torre ha 52 anni ed è assistito da una vera autorità dell’antimafia italiana: l’ex pubblico ministero Antonino Ingroia.
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![](https://www.caffeinamagazine.it/wp-content/uploads/2015/03/torre-ret.jpg?x87950)
È detenuto dall’8 giugno 1996 e solo recentemente si è pentito, contribuendo a individuare le decine di vittime del clan, i cui corpi venivano occultati secondo un metodo di eliminazione specifico. I corpi, infatti, venivano straziati con diversi colpi e poi gettati nei pozzi delle campagne, dove, dopo averli fatti deflagrare con degli ordigni i resti si mescolavano al terriccio, rendendo praticamente quasi impossibile rintracciare le vittime. Tra le vittime ci fu anche Antonio Nugnes, vicesindaco democristiano scomparso nel nulla nel 1990 che si era opposto alla gestione del clan degli appalti pubblici e all’ingerenza nelle vicende politiche e amministrative, in particolare all’ingresso di Augusto nell’azionariato di Incaldana, una clinica privata in via di costruzione vicino a Roma. Tra le prime persona a indignarsi del selfie postato la figlia dello stesso Nugnes, oggi assessore regionale, la testimone di giustizia Carmela Prisco, costretta a una vita sotto protezione dopo aver reso la sua determinante testimonianza e il vicesindaco del Pd Benedetto Zoccola, che tra il settembre dell’anno scorso e lo scorso febbraio è stato aggredito, rapito e pestato. Il politico è anche stato minacciato di morte con ordigni rudimentali che i gli hanno procurato la perdita dell’udito dall’orecchio destro. ‘’Non condivido per niente ma, rispetto la deciso del giudice che ha concesso un permesso premio ad Augusto La Torre – ha scritto su Facebook il vicesindaco di Mondragone – al contrario, non mi resta che condannare fermamente le 220 ‘persone’ che hanno messo mi piace alla foto del boss e tutti quei cretini che commentando hanno esaltato la persona di Augusto La Torre!!! Voi lo definite “tigre” io lo definisco “cancro”!!’’.
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