Anche Bergoglio è un papa viaggiatore. In queste ore è arrivato a Seul per una visita di cinque giorni. Ma il suo arrivo ha scatenato l’ira del nemico storico, la Corea del Nord, che ha voluto “accogliere” a modo suo papa Francesco. Pyongyang ha difatti lanciato cinque missili a corto raggio nel mar orientale, ricordando anche al santo padre la storica rivalità ideologica e bellica tra i due paesi del 38mo parallelo. Un modo con cui, evidentemente, il regime di Kim Yong-un ha deciso di attirare l’attenzione su di sé, com’è sua normale abitudine. Nessun commento, per ora, dai portavoce vaticani e il pontefice ha manifestato la sua vicinanza al popolo sudcoreano: «Dio benedica la Corea e in special modo i suoi anziani e i suoi giovani». Il suo viaggio ha un’importanza notevole, religiosa e politica. Perché per la prima volta il governo cinese ha autorizzato il sorvolo da parte di un aereo papale, ma ha impedito ad alcuni cinesi di partecipare alla Giornata della gioventù asiatica che si terrà a Seul. Lì, però, la comunità è in fermento: oltre il 10 per cento dei sudcoreani è di fede cattolica.