Una poesia per tutti nota grazie a quel professor John Keating, interpretato da Robin Williams, in uno dei film più densi di significato degli ultimi trent’anni. Fu scritta dal poeta e scrittore statunitense Walt Whitman nel 1865 e parla della morte del presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln. Whitman scrisse la poesia dopo l’assassinio di Lincoln con riferimenti metaforici che vengono ripetuti nel corso di tutta la poesia. La nave di cui si parla vuole rappresentare gli Stati Uniti d’America, mentre il viaggio tremendo richiama le difficoltà della guerra di secessione americana. Il capitano del titolo è Lincoln. Ma è una poesia e permette a chi la legge di adattare la metafore alla propria vita. E trovare, così, un proprio capitano con cui condividere una nave, una vita, una fetta della propria esistenza.
O capitano! Mio capitano!
di Walt Whitman
Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.
Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.
Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.
O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.
Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.
Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,
Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.