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Disordini a Roma, il giorno dopo il solito “era da prevedere”. E la grande bellezza piange un’altra volta…

  • Italia

Ancora una volta il paese ostaggio di una tifoseria violenta. Il bilancio della devastazione dei supporter del Feyenoord è pesante. Fisicamente lo è di sicuro, con uno sfregio enorme a quella “grande bellezza” che, a fatica, molta, cerchiamo di esaltare. Ma la sconfitta e la devastazione è anche morale. E bene fa il sindaco Marino a sottolineare le ferite provocate dall’orda dei “barbari”. Gente del nord che cala nel permissivismo del meridione d’Europa con – forse – la convinzione di assoluta impunità. Ne parliamo spesso, soprattutto quando le città d’arte – il caso di Venezia in primis – si trasformano in luogo di assoluto bivacco di quei turisti fetenti, quelli che “a casa loro” mai si sognerebbero di farsi il bagno in una fontana storica. Perché quella per loro è ricchezza da tenere ben protetta. Le polemiche servono? Sì. Era prevedibile, ma lo era come e quanto lo è stata l’approssimazione degli apparati di sicurezza. Che sempre burocrazia è…

(continua dopo la foto)


Succede il giorno dopo della sbornia: eppure lo sapevo. Con il mal di testa, arriva la riflessione, puntuale. La nostra polizia, si legge, ha scambiato negli ultimi due mesi 15 note informative con quella olandese senza ricevere alcun cenno della possibilità che almeno mille sarebbero stati i tifosi senza biglietto che avrebbero raggiunto l’Italia con mezzi propri e fuori da ogni circuito controllabile. Eppure i tifosi della squadra olandese sono noti, al punto da passare come i “black bloc del pallone”. Poi ti accorgi di essere dalla parte del torto, paradossalmente. I social ufficiali del Feyenoord mostrano immagini di tifosi festanti tra Colosseo e Fori imperiali, con sciarpe e sorrisi ammiccanti. E in Europa – leggi anche Uefa – si parla di “brutalità delle forze di polizia italiane”. Ma i pagatissimi funzionari del calcio europeo avrebbero dovuto farsi un giro nel centro di Roma, fare due chiacchiere immaginarie col Bernini. Non funziona il controllo preventivo delle tifoserie violente, non funziona lo stop alla vendita di alcolici, complici anche i commercianti vittime del “quando mi ricapita di dissetare la furia di grandi bevitori di birra”. E paga il paese sano, quello che accoglie per fare legittimamente profitto e per orgoglio di ostentare bellezza. La storia si chiude con un’opera sfregiata, un centro storico tra i più belli del mondo devastato da un migliaio di dementi. “E figuriamoci se arriva l’Isis“, commenta ironicamente il web. “Non accadrà più”, promettono i parrucconi nostrani. No, non doveva accadere. Come non accade a Rotterdam. E non è solo ordine pubblico, è anche orgoglio. Quello che dimostriamo di non avere.

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