Il sonetto XCIV è uno dei più belli e più compiuti della raccolta “Cento sonetti d’amore” di Pablo Neruda. Scritto in un periodo particolare dell’autore ovvero intorno al 1960, durante il suo volontario esilio lontano dal Cile, rappresenta la sua maturità etica, psicologica e politica. L’amore per la sua compagna non è che un canale per esprimere l’amore che nutre per la sua terra facendo di questa poesia un autentico testamento morale e poetico. Questo sonetto contiene numerosi temi cari a Neruda, come la visione della poesia come dovere morale, impegno e servizio; il concetto di responsabilità e soprattutto il concetto di amore non solo visto come passione ma analizzato in tutte le sue componenti che lo caratterizzano ovvero la fraternità, la solidarietà, l’ amicizia e la condivisione.
Sonetto XCIV
Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
se tu risvegli la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,
non voglio che muoia la tua eredità di gioia,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.
È una casa sì grande l’assenza
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell’aria.
E’ una casa sì trasparente l’assenza
che senza vita io ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio, morirò nuovamente
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