Il Papa ha rinunciato a convocare i rappresentanti della politica italiana per la classica celebrazione quaresimale in Vaticano. Lo conferma all’Ansa monsignor Lorenzo Leuzzi, ausiliare della diocesi di Roma e cappellano di Montecitorio che l’anno scorso era stato il tramite per fare arrivare ai politici l’invito del Pontefice. La messa dell’anno scorso, celebrata il 27 marzo, presentò un massiccio afflusso di deputati e senatori (oltre 500, affollatisi in San Pietro nonostante la convocazione all’alba: per la liturgia prevista per le 7 bisognava presentarsi in Vaticano già alle 6).
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Essa aveva in qualche modo spiazzato una parte del ceto politico presente (già provato dall’alzataccia mattutina) perché il Papa nell’omelia, aveva puntato il dito contro la “classe dirigenziale” che si è “allontanata dal popolo” che si è “chiusa nel proprio gruppo, partito, nelle lotte interne” e aveva lanciato il suo anatema contro i “corrotti” per i quali “non c’è salvezza”. Dopo la cerimonia non mancò anche qualche esponente politico che si lamentò dell’eccessiva severità, a suo giudizio, usata dal Papa nei loro confronti. Va comunque ricordato che, sempre a proposito dei corrotti, in quell’omelia il Papa usò parole – “uomini di buone maniere ma di cattive abitudini” – che il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha citato davanti alle Camere riunite, a un anno di distanza nel suo discorso di insediamento. Un caso? Non di certo.
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