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“Ci sono circostanze nuove”. Denise Pipitone, la richiesta del papà: “Riaprire il caso”

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"Ci sono nuove cose". Denise Pipitone, l'annuncio del papà

Tony Pipitone, padre della piccola Denise Pipitone, scomparsa nel nulla a Mazara del Vallo il 1° settembre 2004, ha recentemente avanzato una nuova richiesta per la riapertura delle indagini sulla scomparsa della figlia. La richiesta arriva a quasi 20 anni dall’evento, in un tentativo di far luce su uno dei casi di cronaca nera più intricati e discussi in Italia. Piera Maggio, madre della bambina, non ha mai smesso di lottare per ottenere risposte su quanto accaduto.

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Il legale di Pipitone, l’avvocata Luisa Calamia, ha spiegato che non è ancora possibile sapere se ci siano nuovi elementi a supporto dell’istanza, poiché la procura non ha ancora risposto: “Non posso dire se ci sono elementi nuovi perché la Procura non ha ancora provveduto sulla nostra istanza”. La possibilità di riaprire il caso, infatti, richiede la presenza di nuovi elementi, come prevede la legge, e senza la conferma della Procura, vige ancora una forma di riserbo sugli sviluppi dell’indagine.

"Ci sono nuove cose". Denise Pipitone, l'annuncio del papà


“Ci sono nuove cose”. Denise Pipitone, l’annuncio del papà

La vicenda di Denise ha visto numerose riaperture d’indagine nel corso degli anni. La bambina, all’epoca di appena quattro anni, era sparita mentre giocava vicino alla casa della nonna a Mazara. Una delle principali sospettate era Jessica Pulizzi, figlia di Anna Corona e Pietro Pulizzi, padre biologico di Denise. Jessica, secondo gli investigatori, avrebbe agito per vendetta nei confronti della madre di Denise. Tuttavia, dopo anni di processi e indagini, la Pulizzi è stata definitivamente assolta, e non è stata stabilita alcuna colpevolezza a suo carico. Il caso è stato riaperto nel 2021 per approfondire nuovi possibili collegamenti, tra cui i sospetti su Anna Corona e Giuseppe Della Chiave, accusati di concorso nel sequestro.

"Ci sono nuove cose". Denise Pipitone, l'annuncio del papà

In quella fase, anche una coppia romana, Paolo Erba e Antonella Allegrini, fu coinvolta nelle indagini dopo aver falsamente dichiarato di avere informazioni cruciali sulla scomparsa di Denise. Tuttavia, dopo mesi di approfondimenti, la Procura richiese l’archiviazione delle accuse contro la coppia e i principali sospettati, ritenendo che non vi fossero elementi sufficienti per sostenere le accuse in tribunale. Nel dispositivo di archiviazione, il giudice sottolineò l’importanza di non cercare “un colpevole a tutti i costi”, aggiungendo che ogni accusa deve basarsi su elementi concreti e verificabili, piuttosto che su semplici supposizioni. Le indagini, definite “lunghe e incredibilmente vaste”, non erano riuscite a produrre prove sufficienti per un processo.

"Ci sono nuove cose". Denise Pipitone, l'annuncio del papà

Come noto, il caso di Denise è tornato sotto i riflettori nel 2021, quando un canale televisivo russo annunciò erroneamente di aver ritrovato la bambina. Questa notizia fu presto smentita da un test del Dna, ma riportò l’attenzione dei media sul caso, alimentando un’ondata di segnalazioni poi rivelatesi infondate. In aggiunta, una ex magistrata, coinvolta nelle indagini iniziali, dichiarò di avere informazioni nuove, ma successivamente fu condannata per aver fornito false informazioni al pm. Oggi, la speranza di una riapertura dell’inchiesta rappresenta un passo ulteriore nella ricerca di risposte. Il caso di Denise Pipitone continua a rimanere aperto nelle coscienze degli italiani e nei cuori dei suoi familiari, che non hanno mai smesso di lottare per la verità.

Lo scorso maggio il caso di Denise Pipitone ha registrato un nuovo e inquietante sviluppo. Durante alcuni lavori di manutenzione, Piera Maggio, madre della bambina scomparsa ormai quasi vent’anni fa, ha scoperto due microspie nascoste all’interno della sua abitazione: una cimice nel garage e un’altra nell’androne. La notizia ha immediatamente fatto scalpore, riportando alla mente anni di sospetti e sofferenze. “Questo fatto mi ha riportato indietro negli anni”, ha commentato Piera Maggio, aggiungendo che le microspie erano ancora collegate alla corrente e non è chiaro se fossero operative o se qualcuno stesse effettivamente ascoltando. La scoperta ha sollevato numerosi interrogativi, e la procura ha prontamente disposto il sequestro dei dispositivi per cercare di determinare chi li abbia posizionati e quando siano stati installati.

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