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“Non si può morire così”. Mauro Corona, il commento colpisce Bianca Berlinguer e pubblico

Nella puntata di ieri di È sempre Cartabianca, il programma guidato da Bianca Berlinguer in onda su Rete 4, Mauro Corona è stato grande protagonista. Lo scrittore e saggista ha usato parole durissime, destinate a rimbombare ancora a lungo. Nel corso degli anni, del resto, Corona ha abituato il pubblico televisivo ad atteggiamenti anche sopra le righe che, per un periodo, avevano portato anche ad una frattura con l’adesso inseparabile Bianca Berlinguer.

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Senza peli sulla lingua, Corona ha toccato un tema di grande attualità facendo subito scattare il dibattito in studio e sui social dove i commenti sono fioccati: “Ha ragione su tutto – spiega un utente di x -, altre volte sono stato in disaccordo con lui ma stavolta non posso fare altro che dargli ragione. Quanto successo va oltre ogni limite”.


È sempre Cartabianca, Mauro Corona interviene sul caso Satnam Singh

Corona, per chi non avesse visto la trasmissione, è intervenuto sul caso di Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni morto dopo essersi tranciato un braccio mentre lavorava nei campi in provincia di Latina, abbandonato senza soccorso perché lavoratore in nero.

“Questo non è sfruttamento della manodopera, è schiavitù” ha tuonato Mauro Corona.
E ancora: “La scena più orrenda è questo braccio nella cassetta della frutta, che pena si può dare a questo? Però ci sono i cavilli, la legge italiana è piena di scappatoie, di cavilli…”. “Poteva essere salvato”, ha sottolineato la conduttrice. Sul tema, poi, si è espresso l’imprenditore Oscar Farinetti.

Come si fa ad abbandonare un uomo come il bracciante indiano mutilato? Chi ha fatto questo è un vigliacco, ha espresso tutta la cattiveria possibile. E non possiamo continuare a sfruttare le persone per pretendere prodotti che costino poco”. Chiuso questo capitolo spazio al caso di Giulia Cecchettin, con Corona che ha commentato le dichiarazioni del fidanzato omicida: “Nelle parole di Filippo Turetta ho sentito rabbia e frustrazione. A questi ragazzi – ha concluso lo scrittore – non abbiamo insegnato a perdere, a fare della sconfitta una rinascita. Alla minima negazione si arriva a questo”.


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